CASA BIDERI

IN MEMORIA DI EDUARDO DI CAPUA

7 anni ago, Written by , Posted in NEWS
Eduardo Di Capua

A cento anni dalla sua scomparsa è d’obbligo ricordare la figura di Eduardo Di Capua.  Lo facciamo riportando integralmente il testo di un articolo apparso su La Tavola Rotonda.

 RITRATTO DI EDUARDO DI CAPUA

Tratto dal 3° numero della Piedigrotta 1908 de La Tavola Rotonda

Lo chiamano, con frase trita, il mago della canzone napoletana. Lo si chiami come si voglia, tra i moderni maestri della nostra melodia, egli è certo colui che può vantare i maggiori trionfi. Meglio di tutti i congressisti e propagandisti dell’italianità, egli, col fascino di una frase meravigliosa: ‘O sole, ‘o sole mio!… è riuscito a divulgare, a popolarizzare all’ estero, a Parigi specialmente, il nome, l’idioma, la divina bellezza del nostro paese.

Modesto, buono, quasi timido, egli stesso non comprende tutto il valore di quella sua canzone, che va oltre i limiti della perfezione artistica, e si esplica efficacemente in opera di propaganda patriottica. Né se ne cura. Come tutti gli artisti sinceri, egli non si preoccupa degli effetti che le sue creazioni avranno nel tempo, delle passioni, degli entusiasmi che susciteranno nel pubblico: crea e gode e più non vuole.

E l’usignolo che, ascoso tra le fronde, carità e si diletta del suo canto e s’inebria del suo canto. È però in lui la semplicità limpida della frase, che si snoda, si svolge, si diffonde piana facile scorrevole, come un rivoletto canoro tra cespugli di rose silvestri; e però in lui la melodia che ha quasi direi il candore della verginità, sempre pura e sempre gentile, che tocca le più intime corde del cuore e ne suscita accordi dolcissimi di sentimenti.

Niente in lui ricercatezze armoniche, niente asperità di contrasti, niente sforzi stilistici, ma soavi sfumature, ma penombre dolcissime, ma profumi di passione. L’anima napoletana canta nella musica di Eduardo di Capua i suoi taciti amori e i suoi dolori segreti.

ALTRI CAPOLAVORI OLTRE ‘O SOLE MIO

Contemporaneamente a ‘O Sole mio dalla sua inesauribile vena melodica zampillò Maria Mari, la canzone appassionatissima, che fu il prototipo di un genere musicale, a cui si modellarono e continuano a modellarsi, con inutile sforzo di varianti, tutta una fioritura di canzoni senza colore e senza profumo, che appassiscono per deficienza di succhi vitali. L’originalità potente di ‘O Sole mio non ebbe, e non poteva avere, imitatori.

Dopo ne vennero altre, molte altre: Torna Maggio, I’ te vurria vasà, Serenata d’ ‘e rrose, ‘A Furaslera, che appagarono pienamente l’aspettativa del pubblico sempre esigente verso chi si è fortemente affermato. Ognuna di esse, anzi, rivelò un nuovo aspetto del multiforme ingegno musicale del di Capua; ognuna si distinse per la novità, scevra di reminiscenze, della frase melodica; ognuna segnò un nuovo entusiastico successo.

Ora i botoli ringhiano: Eduardo di Capua declina, Eduardo di Capua è stanco, Eduardo di Capua invecchia… A questo preteso tramonto Edoardo di Capua risponde illuminando ancora di splendore meridiano il ciclo della nostra musica popolare, ingombro ora di molti vapori montanti, gonfii di lor vanità presuntuosa: a questo splendore impallidiscono gli astri minori.

No, non è stanco chi ogni anno, prodigalmente gitta su la nostra mensa i suoi doni preziosi; non invecchia chi ancora sa trovare nella sua anima la limpida freschezza di Pusìlleco Pusì, il brio scintillante di Filumè, la soavità nostalgica di Ammore luntano, chi nella pienezza delle sue forze ci dà affidamento di saper rinnovare i giovanili trionfi.

È stanco, invecchia Eduardo di Capua? Ecco: anche quest’anno, con baldanza ventenne egli ci offre tutta una serie di canzoni: Napule è nu ‘ncantesimo, Coro scuntente, Sola cu mme, O Spassatiempo, Rosa ‘e maggio, Nun me lassa! Nun t’affaccia, che si contenderanno certo i primi posti nella odierna corsa di Piedigrotta.

Ad multos annos.

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